Giorgio Monticelli

Oltre gli Ostacoli:
Il mio Cammino di Crescita e Successo

Mi chiamo Giorgio Monticelli, nato nel 1978, oggi mi definisco un imprenditore con una passione profonda per il mondo ICT e tutto ciò che riguarda il Digitale.

Da sempre affascinato dalla tecnologia e dalla sua capacità di trasformare il modo in cui viviamo e lavoriamo, ho dedicato la mia carriera a esplorare e innovare nei settori delle telecomunicazioni, dell’informatica, della sistemistica, e del web marketing.

Per me, ogni dispositivo, ogni software, ogni nuova innovazione tecnologica è un’opportunità per costruire qualcosa di nuovo e utile, un ponte verso il futuro.

Ma il percorso che mi ha portato fin qui non è stato privo di sfide.

Anzi, è stato costellato di avversità, ostacoli che avrebbero potuto fermarmi in più occasioni. Tuttavia, è proprio grazie a queste difficoltà che sono riuscito a forgiare la mia resilienza e a sviluppare la determinazione necessaria per raggiungere i miei obiettivi.

Racconto la mia storia non solo per condividere le mie esperienze, ma soprattutto per dare un esempio ai giovani.

Voglio dimostrare che, nonostante le difficoltà, è possibile costruire una carriera e una vita di successo, purché si mantenga la determinazione e si sappia adattare e crescere di fronte alle sfide.

La mia speranza è che, attraverso il mio racconto, i giovani possano trovare l’ispirazione e la forza per seguire i propri sogni, senza mai arrendersi di fronte agli ostacoli.

Giorgio Monticelli | Chi sono

"La nostra più grande gloria non sta nel non cadere mai, ma nel rialzarci ogni volta che cadiamo."

Confucio

Subito dopo aver terminato gli studi, a soli 19 anni, mi sono trovato ad affrontare la mia prima grande sfida imprenditoriale.

Nel 1998, in un momento in cui la crisi del settore calzaturiero stava iniziando a colpire duramente il distretto del Fermano, decisi di lanciarmi nel mondo del commercio online.

A soli 20 anni, creai un sito per vendere stock di calzature, che reperivo da calzaturifici in tutta Italia e rivendevo a clienti grossisti e dettaglianti in Italia e in Europa. Sembrava un’opportunità perfetta: le aziende erano più che disposte a liberarsi delle loro rimanenze, e io ero in grado di offrire queste merci a prezzi competitivi.

L’attività andava bene, e dopo circa un anno mi si presentò un’opportunità che pensavo potesse rappresentare il vero salto di qualità.

Un giorno, ricevetti la proposta di acquistare uno stock di 20.000 paia di scarpe di un brand di moda molto conosciuto all’epoca a soli 15.000 lire al paio. Ero entusiasta: quel tipo di affare poteva fruttarmi un guadagno che mai avevo immaginato a quell’età.
Dopo aver trovato un cliente interessato, questo venne in azienda per visionare le calzature e mi propose di acquistarle tutte, a patto che gli facessi un prezzo di 20.000 lire a paio. Accettai, pensando già ai 100 milioni di lire che avrei guadagnato.

Il cliente mi propose un pagamento parziale subito, con un assegno a vista da 20 milioni di lire, e il resto in tre rate con “assegni post-datati” — una pratica non del tutto legale ma che, a quel tempo, decisi di accettare. Concluse le trattative, il cliente caricò la merce su un tir, mi lasciò i titoli di pagamento e io feci lo stesso con il mio fornitore. La soddisfazione era enorme: mi sembrava di aver fatto un colpo da maestro.

Ma non tutto ciò che luccica è oro. La realtà si rivelò amara il giorno prima della vigilia di Natale, quando ricevetti una chiamata dalla banca. Il primo assegno che avevo versato era stato protestato, ovvero risultava senza fondi. Immediatamente provai a contattare il cliente, ma risultava irraggiungibile. Nel giro di poche ore, mi resi conto che ero stato vittima della mia prima truffa.

Questa truffa non fu solo una perdita finanziaria; fu un colpo duro alla mia fiducia e alla mia determinazione a proseguire nel settore delle calzature. Il peso di quell’errore si fece sentire, e nonostante un anno di sacrifici, decisi di chiudere l’attività e cercare una nuova strada.

Fu una lezione dura, ma essenziale.

Guardando indietro, capisco che quel fallimento non è stato la fine del mio cammino, ma l’inizio di un nuovo capitolo.

Mi ha insegnato l’importanza della prudenza, della fiducia in se stessi e della capacità di rialzarsi dopo una caduta.
È stata una prova che ha testato la mia resilienza, ma che, alla fine, mi ha reso più forte e determinato.

La Mia Infanzia: Una Fucina di Passioni e Creatività

Fin da piccolo, ho sempre avuto tre grandi passioni che hanno plasmato la mia vita: la terra e l’aria aperta, la tecnologia, in particolare i computer, e la fotografia.
Queste passioni sono state alimentate da due contesti distinti ma complementari in cui sono cresciuto: la fabbrica di mio padre e la casa di mio nonno.

Durante la settimana, nel pomeriggio, passavo la maggior parte del tempo nella fabbrica di calzature di mio padre.

Qui, tra computer, calcolatrici, faldoni di carte e il caos organizzato dell’ufficio, io e le mie sorelle ci immergevamo in mondi immaginari, credendoci futuri ragionieri. Ma non era solo l’ufficio a catturare la nostra attenzione: fuori c’era un vasto spazio all’aperto dove ci inventavamo giochi avventurosi tra alberelli e siepi. Abbiamo persino costruito una rudimentale casetta sull’albero con un bancale — che a noi sembrava un’opera d’arte (anche se probabilmente non avrebbe vinto premi per la sicurezza).

In fabbrica non avevamo TV né i moderni cellulari, quindi ogni giorno era una nuova occasione per esercitare la nostra creatività. E, come ogni bambino intraprendente, a volte esageravamo, combinando marachelle che ci facevano guadagnarare punizioni “esemplari”.

Durante il fine settimana, passavo il tempo a casa di mio nonno Alfredo, immerso in un ambiente completamente diverso. Qui, tra l’orto e gli animali, trascorrevo ore a giocare con la terra, esplorando piccoli angoli nascosti e inventando avventure con le mie sorelle.

Una volta, ci siamo superati: mia nonna, appassionata di maglieria, aveva una collezione di gomitoli di lana in soffitta. Decidemmo di prendere ogni gomitolo e srotolarlo attraverso la stanza, ancorando il filo ognidove e creando una gigantesca ragnatela che ci fece sentire come veri e propri artisti… fino a quando mia nonna non scoprì il “capolavoro” e non fu proprio entusiasta del nostro talento artistico.

È giusto dire che eravamo delle pesti, ma quelle esperienze mi hanno insegnato molto sull’importanza della creatività e dell’inventiva.

Crescere in questi contesti mi ha formato in modo indelebile. L’inventiva e la praticità che ho sviluppato da bambino sono le stesse che mi hanno aiutato ad affrontare e risolvere situazioni complesse nella mia vita adulta.

La vera svolta arrivò all’età di circa 10 o 11 anni, quando ricevetti il mio primo vero computer.

In realtà, non fu un semplice regalo, ma un acquisto “forzato”. Mio padre aveva un caro amico che vendeva software e PC, e un giorno decisi che volevo un computer tutto mio. Così, senza esitazioni, chiamai quest’amico e ordinai un Olivetti M19, un concentrato di tecnologia per quell’epoca. Non so se mio padre fosse davvero ignaro o se facesse finta di esserlo, ma alla fine ebbi il mio primo PC, e quello fu l’inizio di una passione che non mi ha mai abbandonato.

Mentre i miei amici si divertivano con console come l’Atari o il Nintendo, io ero affascinato dal computer, rigorosamente con sistema operativo DOS, e successivamente Microsoft. Giocavo ad Arkanoid, ma soprattutto mi cimentavo in piccoli software di programmazione basati su Unix, e più avanti esplorai ogni singolo programma disponibile su Windows. Mi dilettavo con la grafica su Corel Draw, copiavo dischi di giochi e programmi, e cercavo di capire il funzionamento di ogni cosa.

Tutto questo tempo trascorso con il computer mi ha reso ciò che sono oggi: un esperto nel campo ICT, capace di fornire soluzioni innovative basate su competenze acquisite da ragazzino. Come dice il detto: “impara l’arte e mettila da parte.”

Dopo la mia esperienza nel commercio di calzature, non potevo ignorare la mia più grande passione: l’informatica.

Così, nel 2000, aprii il mio primo negozio/studio di informatica. Iniziando con un budget limitato — giusto abbastanza per coprire i primi mesi di affitto, 1 o 2 scrivanie, qualche pezzo di computer, e una bellissima insegna fuori dal negozio — iniziai ad assemblare e vendere PC a privati e aziende.

Ogni pezzo, ogni componente lo montavo e smontavo da solo, spinto dalla stessa curiosità e passione che mi avevano accompagnato fin da bambino.

Era l’inizio di un percorso che non sapevo ancora dove mi avrebbe portato, ma che ero deciso a seguire con tutto me stesso.

Anni di Sfide e Crescita Personale (2000 - 2014)

I primi anni del nuovo millennio sono stati un periodo di grande movimento nella mia vita, sia personale che professionale.

Uno degli eventi più significativi fu la chiusura del calzaturificio di mio padre dopo 30 anni di attività. La crisi nel settore calzaturiero e il conseguente fallimento non solo destabilizzarono la nostra famiglia dal punto di vista economico, ma furono anche un duro colpo emotivo.
A questo si aggiunse anche un’altra battaglia, ancora più difficile, che 
mio padre dovette affrontare: il cancro allo stomaco.

Fortunatamente, l’operazione andò bene e oggi, a 74 anni, è in salute, ma il periodo fu estremamente difficile per tutti noi. Questa serie di eventi mi colpì profondamente, e per ragioni che ancora oggi non comprendo pienamente, mi allontanai dalla mia famiglia per circa tre anni.

Forse era il senso di impotenza, o forse la rabbia per non essere riuscito a proteggere economicamente la mia famiglia, ma quel distacco mi segnò profondamente.

Durante questo periodo di distacco, anche la mia vita personale subì delle scosse. Nel 2004 era nata mia figlia Asia, ma i rapporti con la sua mamma non erano buoni, e dopo appena un annodi convivenza, decisi di porre fine alla relazione. Questo portò a un ulteriore allontanamento, questa volta da mia figlia, che viveva in provincia di Perugia con la madre.

Fu un periodo psicologicamente pesante, e mi gettai nel lavoro, cercando di trovare un senso di stabilità e realizzazione professionale in mezzo a tanta incertezza personale.

Dopo circa tre anni di silenzio, mio padre mi chiamò inaspettatamente, con una semplice domanda: “Che è successo? Passa qua a casa.”

Quella telefonata fu una svolta. Tornare a casa mi permise di riconnettermi con la mia famiglia e di capire che, nonostante tutte le difficoltà, la famiglia è il bene più prezioso che una persona possa avere. Fu un momento di guarigione e di riconciliazione, in cui lasciai il passato alle spalle e ritrovai l’unità familiare.

Sul fronte professionale, gli anni dal 2000 al 2014 furono altrettanto movimentati. Dopo l’apertura di un secondo negozio di informatica e il mio lavoro come agente per Telecom Italia, le cose sembravano andare bene. Tuttavia, un controllo della Guardia di Finanza, derivante da una segnalazione anonima, portò a una multa salata per l’utilizzo di software piratati, una pratica comune in tutti i negozi di informatica, ma illegale in quegli anni.

Di fronte alla crescente pressione e ai rischi legati alla gestione dei negozi, presi la difficile decisione di chiudere entrambe le attività.

Non fu una scelta facile, considerando tutto il tempo e le risorse che avevo investito, ma capii che era necessario per proteggere il mio futuro professionale. Mi resi conto che non potevo più accettare l’idea di dover rischiare per rimanere competitivo sul mercato, specialmente considerando l’uso di software copiati per soddisfare le richieste dei clienti privati.

Questa pratica, sebbene diffusa all’epoca, andava contro i miei principi e metteva a repentaglio la sostenibilità a lungo termine della mia attività.

Fu in quel momento che decisi di rifocalizzare i miei sforzi su un segmento che mi permettesse di lavorare in modo etico e sostenibile: il settore business.

Con questa nuova direzione, aprii uno studio di informatica dedicato esclusivamente alle aziende, dove potevo applicare le mie competenze in un contesto più professionale e in linea con i miei valori. Allo stesso tempo, decisi di espandere la mia attività diventando un operatore di telecomunicazioni, offrendo servizi di connettività e voce direttamente ai miei clienti.

Per realizzare questo progetto, mi rivolsi a Elitel, un operatore nazionale in rapida crescita, al tempo il 3° operatore del mercato, che mi avrebbe fornito l’infrastruttura necessaria per distribuire questi servizi come Reseller Wholesale.

Tuttavia, anche in questo nuovo percorso, le sfide non tardarono ad arrivare. Nel lontano Luglio 2007, il fallimento di Elitel si abbatté come un fulmine a ciel sereno, colpendo duramente la mia attività. Improvvisamente, moltissimi dei miei clienti si ritrovarono senza servizio, con linee telefoniche e connessioni internet interrotte. Fu un momento di grande crisi, sia per me che per la mia clientela, che si sentiva comprensibilmente frustrata e disorientata. In un settore dove la continuità del servizio è essenziale, questa situazione rischiava di compromettere tutto il lavoro costruito con impegno negli anni precedenti.

Non c’era tempo da perdere. Mi misi subito al lavoro, consapevole che la velocità di reazione sarebbe stata cruciale per salvaguardare la fiducia dei miei clienti. In un mese particolarmente intenso, con agosto alle porte e molti clienti in ferie, sfruttai ogni momento disponibile per cercare nuovi operatori alternativi. Dopo un’attenta ricerca, riuscì a individuare due nuovi fornitori affidabili con cui ripristinare le linee telefoniche e la connettività dei miei clienti.

Fu un processo complesso e stressante, ma necessario per garantire che i miei clienti potessero tornare operativi nel più breve tempo possibile. Purtroppo, qualche perdita fu inevitabile, ma la trasparenza con cui affrontai la situazione e la mia determinazione nel trovare soluzioni rapide mi permisero di mantenere la maggior parte della clientela.

Nel 2008, mentre stavo ancora riorganizzando la mia attività, incontrai Massimiliano, un agente di Albacom concorrente nel mercato delle telecomunicazioni. Inizialmente, ci trovammo su fronti opposti, ma ci fu subito una reciproca stima professionale.

Riconoscemmo rapidamente che, unendo le nostre forze, avremmo potuto ottenere risultati ancora più significativi. Lui aveva un’innata capacità commerciale e una vasta rete di contatti, mentre io portavo con me l’esperienza tecnica e imprenditoriale maturata negli anni.

La nostra sinergia fu immediata e nel 2010 decidemmo di diventare soci fondando quella che oggi è Phonia.

Insieme, ci focalizzammo principalmente sul mercato business, un settore in cui sapevamo di poter offrire un valore aggiunto significativo. I risultati non tardarono ad arrivare: la nostra combinazione di competenze ci permise di espandere rapidamente la nostra clientela aziendale, costruendo relazioni solide basate sulla fiducia e sulla qualità del servizio.

Con il desiderio di crescere ulteriormente, decidemmo di esplorare anche il mercato dei clienti privati, diventando operatori di telefonia a tutti gli effetti.

L’idea sembrava promettente: ci avrebbe permesso di ampliare la nostra base clienti e diversificare il nostro business.

Ben presto, però, ci rendemmo conto che gestire una clientela privata era molto diverso rispetto ad una clientela business. I margini ridotti, le aspettative elevate e le continue richieste di assistenza, spesso fuori dall’orario di lavoro, si rivelarono difficili da gestire.

Le chiamate dei clienti che ci segnalavano problemi a tutte le ore del giorno e della notte diventarono una costante, mettendo a dura prova sia me che Massimiliano. Ci trovammo a riflettere sul fatto che, per quanto avessimo cercato di offrire un servizio impeccabile, il modello di business che avevamo adottato non era sostenibile a lungo termine.

Dopo attente considerazioni, decidemmo di fare un passo indietro e di chiudere le centrali ADSL dedicate ai privati, concentrandoci nuovamente sul nostro punto di forza: il mercato business.

Questa scelta ci permise di tornare a operare con serenità e di continuare a crescere, sfruttando al meglio le nostre competenze e la nostra esperienza.